Ultima fatica di Robert Redford... un po' a sorpresa per la verità perché dopo il parziale insuccesso del film con Will Smith 'La leggenda di Bugger Vance' aveva detto che non sarebbe più tornato dietro la macchina da presa. Ma così non è stato, e per fortuna perché il film, anche se è stato un insuccesso sia negli Stati Uniti che in Italia, è invece molto bello.
In Italia è uscito sotto Natale, in un periodo difficile e ricco di film da blockbuster come 'La bussola d'oro' e i film di De Sica, Pieraccioni, Boldi e la Disney con 'Il mistero delle pagine perdute'. Negli Stati Uniti il discorso è diverso, il successo non è arrivato perché il film ha il coraggio di denunciare la guerra in Afghanistan. Non è solo un film anti Bush, ma anti politica, contro il potere degli Stati Uniti, ma sulla coscienza dell'americano medio.
Redford non è nuovo a film politici, già da attorie con 'Tutti gli uomini del presidente' con Dustin Hoffman e 'I tre giorni del Condor' (foto), entrambe pellicole di denuncia. Film bellissimi, come tanti altri quali quelli degli anni 60/70: 'La Stangata' che gli valse l'unica Nomination all'Oscar come miglior attore, 'A piedi nudi nel prato' con Jane Fonda, 'Come eravamo' con Barbra Streisand, 'Corvo Rosso non avrai il mio scalpo', da guardare. Ma anche 'La caccia' con Marlon Brando, 'Il Grande Gatsby' tratto dal bel libro di Scott Fitzgerald con Mia Farrow e 'Il cavalliere elettrico'.
Nell'1980 esordio alla regia con 'Gente Comune', struggente spaccato di una famiglia statunitense che gli valse la statuetta. Immediato però il ritorno nei panni dell'attore con altri capolavori come il bellissimo 'Il migliore', ma anche 'Brubaker' con Morgan Freman e 'La mia Africa' con Maryl Streep, grandissima anche in 'Leoni per agnelli'.
Meno brillanti secondo me i film successivi, tra i quali salvo 'Spy game' con Brad Pitt e qualcosa de 'I signori della truffa', 'Proposta indecente' e 'Il castello'.
Come regista invece da ricordare titoli come 'In mezzo scorre il fiume', 'Quiz Show' (Nomination all'Oscar) e 'L'uomo che sussurrava ai cavalli'.
Ho lasciato per ultimo il mio preferito, ovvero 'Butch Cassidy', l'altro film (oltre a 'La Stangata') con Paul Newman. Pellicola che penso sia rimasto nel cuore anche allo stesso Redford tanto da chiamare il Festival indipendente da lui fondato con il nome del suo personaggio, Sundance Kid (Sundance Film Festival).
Leoni per agnelli è un collage di tre storie; tre luoghi d'azione per tracciare i tratti principali che delimitano la guerra: il senatore (Tom Cruise) che si confronta con la stampa (Maryl Streep). Il professore (Redford) che sollecita un giovane studente a prendere coscienza; a queste due coppie di dialoghi si contrappone e completa la narrazione un duo di amici che la scelta di entrare in azione l'ha già fatta e ora il sangue lo vede sul proprio corpo.
L'interpretazione magistrale dei tre grandi attori è solo uno dei tanti aspetti di questo film che mi ha copito perché ha il coraggio di parlare oggi di fatti ancora in essere, di storie non chiuse, non è un 'La vita è bella' che ci racconta oggi cos'erano i campi di concentramento, o un 'Platoon' che ci parla degli errori del Vietnam anni dopo la fine delle osttilià o un 'Il giorno più lungo' sulla II guerra Mondiale. No, il film cerca in maniera obiettiva di analizzare la situazione odierna e lo fa sforzandosi (è soggettivo valutare se ci riesca) di vederla da tutte le angolazioni, dal punto di vista politico, della stampa e anche del mondo intellettuale, e indirettamente anche da parte del pubblico che, come lo studente, viene lasciato con il quesito 'E tu che farai?'. Continuerai a goderti la vita fregandotene del mondo esterno o prenderai posizione, giusta o sbagliata che sia, come i due ragazzi ora in battaglia?
Insomma un bel film, riflessivo...
Maryl Streep per la cronaca si è dimessa, lo testimonia la didascalia che scorre sotto il telegiornale e che annuncia la notizia che lei non voleva dare.
Voto: ****
3 commenti:
non m iè piaciuto molto..vuole volutamente lasciarti nel dubbio e non so costruirmi la storia da solo..mea culpa probably..
Il film è geniale, la sceneggiatura è veramente un capolavoro.
Il film non ha una storia, cioè non si è cercato di costruire una storia che facesse da sottofondo al messaggio da mandare.
Il film sono i Leoni e gli Agnelli.
Non annoia nemmeno per un istante.
I dialoghi tra la giornalista e il Senatore sono un capolavoro dialettico.
Merita davvero.
non mi ha detto molto..
troppa retorica americana.
io probabilmente non riesco ad arrivarci.
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