mercoledì 18 giugno 2014

Nirvana Raid 2014

La più grande delusione orientistica della mia vita.
Sì, questo Raid lo avevo preparato bene e mi aspettavo un buon risultato o per lo meno una splendida esperienza, la sorte però mi ha riservato un destino diverso. Leggendo le classifiche il mio nome appare vicino a un N.P.


Non Partito: una delle sigle meno frequenti per me. Ricordo una gara in Svizzera dove sono partito anche con una caviglia fuori uso, tutta la gara a saltellare, o quest'anno ai Piani di Praglia dove pioggia e neve non mi hanno fermato malgrado febbre e raffreddore, o quell'Arge Alp a San Martino di Castrozza dove una bufera ha persuaso i più ma non me, io ero lì, ai nastri di partenza di quel lancio di staffetta che nei miei ricordi pare qualcosa di epico.

Per anni ho offerto la mia presenza a qualunque organizzatore posasse una lanterna da cercare. Insomma accreditarmi con un N.P. (a memoria non ne ricordo altri in 18 anni di orienteering) è un evento raro e gli astri devono impegnarsi a fondo per riuscirci. Il Nirvana Raid poi è una delle gare che più apprezzo, le ho fatte tutte! Ricordo le vittorie nelle prime due edizioni con Yuko OginoFederica Maggioni, ma anche la prova meno fortunata con il socio Oscar Galimberti dello scorso anno, e anche il Raid Multisport con Ilaria Sambo (foto sotto). Tutte gare indimenticabili, esperienze fantastiche malgrado la pioggia spesso l'abbia fatta da padrone!


Il 2014 però è andato diversamente. Qualche mese prima della gara mi accordo con Clizia di correre insieme, la conosco poco, ci ho parlato qualche volta sui campi gara, ragazza molto simpatica con un'esperienza orientistica infinita. Nelle settimane che ci avvicinano alla gara seguo da lontano le sue imprese, scopro che è molto forte e in forma, si allena e degli intertempi vedo che va più di me. Sarà dura starle dietro, comincio un po' a preoccuparmi ma, per non farmi trovare impreparato, torno ad allenarmi, una scalata al Bolettone e gare particolarmente lunghe come la Abbots Way o la Coppa Italia a Barricata in ME.
Mi sento abbastazna pronto, sempre un po' preoccupato ma carico. Inoltre, al contrario degli altri Raid, il luogo della gara è su un monte, il Resegone, che conosco abbastanza avendoci fatto ultimamente diverse passeggiate.

Sabato 14 giugno, il giorno prima della gara, arriva però la telefonata: Clizia è malata, non potrà esserci. Rimango attonito, cerco subito di pensare se posso trovare qualche sostituto, mi viene in mente il nome di Eugenia che nell'ultimo periodo avevo quasi convinto a far provare un Raid...  quasi? Ora che ci penso l'ho proprio convinta, tant'è che si è iscritta in maniera autonoma. Mannaggia! Chi posso chiamare? Scrivo a Mark, a Oscar, a Federica, a Massimo. Nulla per diversi motivi nessuno può. Passo a mio fratello, a mio cognato ad Irene, ad Ilaria a Cristina. Ancora nulla. Scrivo ad Elena su FB, agli organizzatori. Niente. Penso ad Eleonora e a Yuko ma ormai sono un po' depresso, ho dato fondo alla mia rubrica senza fortuna. Tenendo il cellulare acceso nella speranza che qualcuno cambi idea prendo la decisione: starò a casa, guarderò l'esordio dell'Italia al Mondiale di Calcio e non andrò all'alba a Morterone a vedere i miei amici partire rosicando.

La sera mi addormento sul divano con il televisore accesso. L'Italia batte l'Inghilterra 2 a 1, parlano di partita fantastica degli azzurri mentre io già dormivo. La mattina prendo la bici e faccio un giro con mio figlio Pietro, colazione al bar, un po' di altalena, un po' di scivolo. Faccio tutto come se non esistesse il Nirvana Raid, per non pensare che i miei amici sono tutti sul Resegone a divertir... ehm... a sudare come matti... che è quello che avrei voluto fare anche io! E poi non piove! tempo perfetto per correre! O camminare! O strisciare! Insomma per esserci!
Non ce la faccio, devo andare a Morterone. Torno a casa, convinco la family e partiamo per quel paesino di 36 abitanti, inarrivabile, sperduto tra i monti, quasi inospitale che sta invece ospitando l'evento! Dopo oltre un'ora e tutti quei tornanti arriviamo. Alcuni amici hanno già finito la gara, rosico, si sono divertiti, rosico, il tempo è stato clemente, rosico, scambio due parole anche con Mario e Marco, gli organizzatori, e scopro che un team è partito in 3, avrei potuto aggregarmi ad uno di loro, rosico (per non ucciderli!)

La gara sta terminando, gli arrivi alla spicciolata si susseguono, è stato un altro bellissimo Raid, complimenti al Nirvana Verde, ma io ho in corpo frustrazione e delusione. Nessun arrabbiatura perché non è colpa di nessuno ma ma solo fatalità, Clizia a casa malata sarà più rammaricata di me, ma io sono triste, più triste di qualunque sconfitta sportiva abbia conquistato. Non aver vissuto questo Raid da protagonista spiace. Certo mi rifarò alle prossime gare, i prossimi fine settimana ma ciò non mi consola.

I giorni successivi sono addirittura peggio. Su FB iniziano le pubblicazioni delle foto, tutte splendide. Quasi tutti i partecipanti cambiano la propria immagine del profilo con una foto del Raid con i panorami che si godono dal Magnodeno, dalla cima del Resegone, e poi commenti, classifiche, tracce del percorso, scambi di opinioni, celebrazioni, Andrea Gironi ironizza sul suo podio... e io rosico!

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