domenica 5 aprile 2020

京都市 Kyōto


5 Aprile 2020
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Navigatore: Walter
Aiuti Navigatore: Mariaelena e Zoe
Diario di Viaggio: Gaia
Fotografo: Elisabetta/Alessandro
Musica e cultura del posto: Elisabetta
Gastronomia: Maria

Valerio ci accompagna all’aeroporto e ci augura “Buon Viaggio”


Mentre aspettiamo il nostro aereo facciamo una pausa tea.

Walter ed Elisabetta, che hanno già visitato il Giappone, ci mostrano le tazze originali per il tea ed il pennellino in bambù (che ricorda i vecchi pennelli da barbiere) che serve a mischiare il tea in polvere con l’acqua bollente… mi raccomando DEVE FARE LE BOLLE! Elisabetta lo beve all’italiana.

Maria propone il colino e Gaia mostra l’infusore utilizzato come decorazione per capelli.

Alessandro ricorda che il viaggio che ci porta da Tōkyō a Kyōto è lo stesso ripercorso nel gioco in scatola Tokaido. Durante il trasferimento ne approfitta per parlarci anche di Hanabi, gioco sui fuochi d’artificio che abbiamo fatto poco prima di partire, spiegandoci che l’ideogramma giapponese della parola Hana-bi (花火) significa letteralmente “fiori di fuoco”.



Anche il nome della città di Kyōto (京都市) è formato da 2 ideogrammi: Kyō (京) e To (街) che significano grande città.

Tra parentesi si tratta degli stessi ideogrammi, invertiti, che formano la parola Tōkyō (東京).

Ci prepariamo alla vista curiosando alcuni estratti della città con un’esperienza virtuale di Kyōto.

Finalmente arriviamo alla stazione ferroviaria principiale di Kyōto che, a detta di Walter… 

“da fuori è una cagata pazzesca”

L’interno della stazione è invece più gradevole

Siamo ancora sui binari quando, all’improvviso, vediamo arrivare un treno ad alta velocità tutto rosa: lo Shinkansen di Hello Kitty

Anche se noi non ne abbiamo incontrato nemmeno uno, ci informano che in Giappone ci sono gli spingi-dentro, personale dai guanti bianchi che letteralmente spinge i passeggeri dentro i vagoni della metropolitana (solitamente sono presenti nelle ore di punta).

Su consiglio di Maria decidiamo di avviarci a piedi vero la bettola Hakata-Nagahama-Ramen Miyoshi. Il trasferimento è più lungo del previsto e ad accoglierci c’è una sgradevole puzza di maiale.

Non ci facciamo demoralizzare dall’odore e ci accomodiamo al suo interno assaggiando il rāmen (ラーメン) che, a onor del vero, si rivela DELIZIOSO.

Per dimostrarne l’apprezzamento è usanza ed educazione fare il tipico rumore del risucchio con la bocca mentre lo si mangia. Se non ci si riuscisse, nessun problema, ci penseranno gli indigeni a farlo anche per voi (come è successo a Walter)

Il rāmen ci costa 900¥ (poco meno di 9€). Scopriamo nel frattempo una piccola curiosità sulle monete: i giapponesi sono molto superstiziosi e considerano, misticamente parlando, la loro moneta dorata e forata da 5¥ molto fortunata in quanto “go en”, ovvero 5 yen, potrebbe essere scritto anche come “御縁” e acquisendo il significato di connessione, legame.

Alessandro nota che anche alcune banconote hanno, al centro, un cerchio bianco come fosse, anch’esso, un grande foro.

Andiamo quindi a verificare se questi caratteristici buchi nelle monete hanno un particolare significato.

Scopriamo che la scelta è stata fatta per risparmiare parte dei metalli, spesso preziosi come rame e zinco, riducendo così pesi e costi.

È ora di muoverci verso alcuni dei più importanti tempi della città.

Proprio per via della sua importanza religiosa Kyōto fu risparmiata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e il centro storico è rimasto pressoché intatto. Gli Stati Uniti avevano preso in considerazione l'idea di sganciare sulla ex-capitale giapponese la bomba atomica, centro intellettuale del Giappone, per convincere l'imperatore ad arrendersi. Alla fine la città fu rimossa dall'elenco degli obiettivi e sostituita da Nagasaki.

Il primo luogo religioso che andiamo a visitare è il Tempio Ryōan-ji (竜安寺) famoso per il suo giardino zen.

Sul marmo nero laterale e sulle pietre che circondano il giardino zen NON SI POSSONO METTERE I PIEDI, il rischio, come ci racconta Walter è un SACROSANTO CAZZIATONE!

Il giardino zen ha la ghiaia al posto della terra e ci sono dei massi con del muschio. Questo particolare ordine crea armonia all’interno del giardino. La ghiaia viene rastrellata, il percorso del rastrello fa un movimento circolare, partendo dalla pietra più grande per poi coprire l’intera area del giardino senza soluzione di continuità.

L’effetto finale è che nessun elemento prevale sugli altri, tutto convive in armonia. Questo equilibrio aiuta i monaci nella meditazione mentre contemplano il giardino.

Durante le visite dei turisti, i monaci che vestono gonne-pantaloni arancioni-rosse (come in Saylor Moon), tendono a non mostrarsi.

Elisabetta coglie il momento meditativo per allietarci con la musica tipica giapponese, riprodotta dal suo flauto… “che brava che è a suonare!”

Poi ci mostra il SHAKUHACHI: un flauto ricavato da una canna di bambù che serviva ai monaci per la meditazione e per l’elemosina.

È uno strumento difficile da suonare perché il suono esce solo con una tecnica particolare. Il flauto può avere diverse misure (quello che noi vediamo è uno dei più grandi) e presenta da 4 a 5 fori per le dita nella parte superiore e 1 foro in quella inferiore.

Per ottenere dei particolari effetti sonori, come il vibrato o per cambiare il timbro della nota, l’esecutore muove la testa e modifica la posizione delle labbra.

Il suono del flauto è particolare perché “sporcato” e “vibrato”. È un genere di musica che si concentra maggiormente sugli effetti timbrici che sulle note e la pulizia del suono.


Elisabetta ci legge due storie tratte dal libro 101 STORIE ZEN, il libro si può trovare in PDF qui: link al libro 

Le due storie zen sulla vita sono riportate in questo blog
1) Ryokan, un maestro di Zen, viveva nella più assoluta semplicità in una piccola capanna ai piedi di una montagna.
Una sera un ladro entrò nella capanna e fece la scoperta che non c’era proprio niente da rubare. Ryokan tornò e lo sorprese. 
“Forse hai fatto un bel pezzo di strada per venirmi a trovare” disse al ladro, “e non devi andartene a mani vuote. Fammi la cortesia, accetta i miei vestiti in regalo”.
Il ladro rimase sbalordito. Prese i vestiti e se la svignò. Ryokan si sedette, nudo, a contemplare la luna. “Pover’uomo” pensò, “avrei voluto potergli dare questa bella luna”.

 

2) Un maestro Zen vide cinque dei suoi studenti di ritorno dal mercato, in sella alle loro biciclette.
Quando arrivarono al monastero, l’insegnante chiese agli studenti: “Perché andate bicicletta?”
Il primo studente rispose: “La bicicletta sta portando questo sacco di patate. Sono contento di non dover portare il peso sulla schiena”. L’insegnante disse: “Tu sei un ragazzo intelligente. Quando sarai vecchio, non camminerai curvo come me”.
Il secondo studente rispose: “Mi piace vedere altri posti, guardare gli alberi e campi lungo il sentiero”. L’insegnante lo elogiò: “I tuoi occhi sono aperti e in grado di vedere il mondo”.
Il terzo studente rispose: “Il ritmo della pedalata fluida libera la mia mente e il mio corpo”. L’insegnante lo applaudì: “La tua mente rotolerà con la facilità di una ruota”.
Il quarto studente rispose: “In sella alla mia bicicletta, vivo in armonia con la natura, l’ambiente e tutti gli esseri senzienti”. L’insegnante disse: “Stai pedalando sul sentiero d’oro della compassione”.
Il quinto studente rispose: “Io vado in bicicletta per andare in bicicletta”. L’insegnante seduto ai piedi del quinto studente rispose: “Io sono il tuo studente”.

 

Ora è Gaia che ci recita un proverbio giapponese:

“Un sorriso nasce dal cuore”

E ce ne dona molti altri.

Anche Maria vuole partecipare e ce ne regala uno dei suoi:

“Se nel futulo vedele tutto gligio… …tu spostale glande elefante!”

Mariaelena e Zoe hanno urgente bisogno di un gabinetto!

Usciamo di corsa del tempio e corriamo alla ricerca della toilette (トイレ) scoprendo che tutti i bagni giapponesi, compresi quelli pubblici, sono molto tecnologici ed hanno una particolarità; un bracciolo dove è possibile azionare diverse funzioni quali: un getto d’acqua calda che simula il bidet, un finto scroscio d’acqua (per coprire scorregge ed il rumore della pipì che imbarazza le donne), un deodorante e una sedia riscaldata.

La forza del getto d’acqua si può regolare. Prestare attenzione alla potenza scelta perché al massimo della forza c’è il rischio di creare l’effetto “Sedile Eject”.

Dopo la meditazione e la contemplazione decidiamo di sgranchirci le gambe con una passeggiata fuori città, nei pressi di Ōtzu (大津市), sul lago Biwa.

Tornando verso Kyōto, Alessandro ci racconta che ad Essen ha comprato alcuni giochi giapponesi della EmperorS4: Hanamikoji, Shadows in Kyoto e Mystery of the Temples. Tutti ambientati a Kyōto e più precisamente a Hanami-koji, (花見麹) la principale via del distretto delle geishe.

Eccoci finalmente nei pressi del santuario Fushimi inari-taisha (伏見稲荷大社), dove è stato girato il film “Memorie di una geisha”


Il santuario è molto caratteristico, istintivo per noi immortalarlo da ogni angolazione così come tutte le strutture adiacenti.

In fondo a questa via scorgiamo un muro che raccoglie diverse preghiere.

Subito dopo i bagni pubblici (a destra) inizia il lungo biscione di porte rosse che si snoda sulle pendici della montagna. Queste porte sono chiamate Torii (鳥居) e rappresentano gli accessi a luoghi sacri. Il percorso nella natura attraverso questi pali a supporto di una trave verticale, tutto color vermiglio, è lungo una decina di km e formato da oltre diecimila torii, e rappresenta il connubio uomo-natura. Qui un filmato mentre si attraversano i torii: https://www.sognandoilgiappone.com/kyoto/santuario-fushimi-inari-taisha/ Ai lati del santuario vediamo le statue delle volpi (animale che rappresenta il messaggero della divinità Inari 稲荷) con le chiavi del granaio al collo, in segno propiziatorio. La volpe (Kitsune 狐) in Giappone è un animale sacro dai poteri soprannaturali. Ha la facoltà di cambiare aspetto e assumere sembianze umane, è molto saggia e vigila su cose e persone per proteggerle. È anche simbolo di prosperità e fertilità, nonché di lussuria. La Volpe è anche l’animale totem di Elisabetta, che ci mostra un mandala con la codina (fatto a mano da lei). Ci spostiamo ora al mercato di Kyōto e notiamo che i vengono venduti, allo stesso banchetto, sia prodotti alimentari che altri articoli come gadget, giochi e oggettistica. In questa bancarella vendono anche i daruma (達磨), bambole senza gambe né braccia. Queste hanno un volto stilizzato e gli occhi sono dei cerchi di colore bianco. Usando dell'inchiostro nero bisogna disegnare un solo occhio esprimendo un desiderio; se il desiderio dovesse avverarsi, verrà disegnato anche il secondo occhio. Nel bel mezzo della nostra passeggiata ci raggiunge Claudia, arrivata con un volo privato che la paracaduta esattamente al nostro fianco. Decidiamo di cercare insieme dei dolci tipici giapponesi. I primi che troviamo, questi pesciolini, non sono di nostro gradimento anche perché contrariamente all’apparenza, non sono ripieni di crema di nocciole e cioccolato, ma contengono una marmellata molto dolce a base di fagioli.  Walter e Mariaelena ci consigliano i dorayaki (どら焼き) che effettivamente soddisfano i nostri palati occidentali. Il dolcetto ha aperto una voragine e optiamo per andare a provare le specialità di una gelateria dove Walter e Mariaelena erano soliti fare colazione. Nel tragitto abbiamo l’opportunità di ascoltare musica tradizionale giapponese: flauto e strumento a corde pizzicate con plettri. https://www.youtube.com/watch?v=IITn9XHXT8k La gelateria (https://hirakata46.com/post-3262) che cercavamo è un posto famoso anche per via del suo gelato fatto col maiale fritto. https://www.tripadvisor.ca/LocationPhotoDirectLink-g298564-d3753488-i64106354-Karafuneya_Coffee_Shop_Sanjo_Main_Shop-Kyoto_Kyoto_Prefecture_Kinki.html La vetrina è un menù gigante dove si possono vedere realizzate molte coppe gelato C’è anche quello con la tempura di gamberi (frittura di gamberi). Alcune coppe sono giganti, da condividere, e possono costare anche 400€! Vicino alla gelateria ci infiliamo in una stradina strettissima. Quella dietro al camioncino parcheggiato, parzialmente chiusa dal distributore automatico. Entriamo quindi nella galleria di un mercato coperto dove è possibile fare shopping. Curiosando tra le viette di questo quartiere moderno rimaniamo stupiti trovandoci all’improvviso nel giardinetto di un tempio antico. A stupirci ancora di più è il fatto che le statue di questo tempio, raffiguranti diverse divinità, sono vestite o in parte coperte per non far sentire loro freddo… Scopriamo che questa usanza non è specifica solo di questo tempio ma coprire e proteggere le statue, con vestiti donati dalla popolazione, è usanza molto diffusa. Walter e Mariaelena vorrebbero comprare una di queste statuette ma non trovano abbastanza spazio nel loro bagaglio e quindi devono rinunciare al desiderio.  Anche Elisabetta ne vorrebbe una… Camminando tra le vie della città ci imbattiamo nel Caffè Lucca Qui troviamo il miglior caffè espresso di Kyōto e forse dell’intero Giappone. Immortaliamo anche l’eccentrico proprietario del locale e scopriamo, sorprendentemente, che non è mai stato in Italia!!! Scopriamo alcune curiosità giapponesi, ad esempio che se sporchi la città rischi una multa di quasi 3.000¥. E che in Giappone le persone cercano di non far vedere i liquidi emessi dal proprio organismo, ecco spiegato l’utilizzo così diffuso delle mascherine! Ci dirigiamo verso il Nishiki Market (錦 市場) una stretta strada commerciale di cinque isolate con oltre centro negozi. Oltre ad una tradizionale farmacia giapponese qui trovano spazio esercizi alimentari e gastronomici tanto da donare la mercato il soprannominato di “cucina di Kyōto”. https://www.google.com/search?q=mercato+coperto+kyoto&sxsrf=ALeKk008aVo62Id5pLTYd40wqjHBxjPzNA:1586105304092&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwjB6-fZ3tHoAhVNR5oKHQdYAN0Q_AUoAnoECBQQBA&biw=1920&bih=968#imgrc=bceTQ--7Jy83EM&imgdii=GPA7s_CKo5xxVM Troviamo subito dei dolcetti a forma di riccio Degli spiedini di polipetti Un ristorante dove fanno cucina flambé …e un ambulante di strada che prepara delle polpette di polpo: https://youtu.be/YU2HNY-rvvQ Ci facciamo subito girare la ricetta: https://www.cookist.it/takoyaki/ A proposito di cibo Elisabetta ci mostra il libro Jirō e l'arte del sushi Malgrado i tanti mercatino visitati Claudia riflette su quanto i prezzi medi qui in Giappone siano elevati, ad eccezione di alcuni negozietti, e quindi non sia possibile fare dello shopping sfrenato Ci fermiamo a guardare come viene fatto il rāmen flambé https://www.youtube.com/watch?v=HPeJRlEiSaA Abbandoniamo i negozi gastronomici e ci prepariamo a tornare a casa. Elisabetta ci mostra i Taiko (太鼓), strumenti musicali giapponesi. I Taiko sono degli enormi tamburi con membrana di pelle che tradizionalmente erano utilizzati in guerra per dare comandi all’esercito o per spaventare i nemici. Assistiamo ad una rappresentazione: https://www.youtube.com/watch?v=C7HL5wYqAbU&list=RDC7HL5wYqAbU&start_radio=1 Elisabetta ci racconta anche un’antica leggenda sui Taiko che narra la loro nascita: http://win.ilguerriero.it/codino/cultura/taiko.htm In un remoto passato, il dio dell’uragano Susanowo-no-Mikoto decise di lasciare la propria dimora per andare a devastare la terra. La sua collera impetuosa sconvolse anche la sorella, dea del sole, Amaterasu Ohmilkami, che, terrorizzata, trovò rifugio in una caverna davanti al cui ingresso fece rotolare un pesante masso e si ripromise di non uscire più da quel rifugio. Così calò sul mondo un buio totale che favorì l’uscita dai loro nascondigli dei diavoli i quali, con la protezione del buio, poterono girovagare indisturbati sulla terra. Tutti gli dei della terra e del cielo capirono che ogni forma di vita sarebbe stata irrimediabilmente condannata se la dea del sole non fosse nuovamente uscita dalla caverna in cui si era rifugiata. Così andarono davanti all’entrata della caverna per cercare di far ragionare la dea, pregandola e infine arrivando addirittura a minacciarla. Sembra che alla fine fossero riusciti a spostare l’enorme masso che ostruiva l’entrata alla caverna, ma la dea non voleva saperne di uscire. A questo punto pareva davvero che tutto il creato fosse destinato a soccombere sotto le ire del dio della tempesta e a quanto egli aveva scatenato. Gli dei non sapevano che fare e, mentre cercavano una soluzione per convincere la dea del sole ad uscire, si fece largo in mezzo a loro Ame-no-Uzume-no-Mikoto. Questa era una piccola dea, ormai vecchia e piena di rughe che dichiarò davanti a tutti che sarebbe riuscita a far uscire Ameterasu dalla caverna. Naturalmente gli dei più potenti la guardarono con superficialità, sogghignando per le dichiarazioni di quella piccola e insignificante dea. Ma questa non si perse d’animo, sorrise loro e si avviò verso una enorme botte di sakè, la capovolse e ci saltò sopra, iniziando a danzare selvaggiamente, quasi senza controllo. I suoi piedi si muovevano freneticamente sulla botte di sakè, con un ritmo martellante, producendo un forte e violento suono che mai si era sentito prima. Quel ritmo frenetico cominciò a coinvolgere anche gli altri dei, tanto che in breve tempo tutti i presenti avevano cominciato a muoversi, a ballare e cantare, trascinati da quei suoni e ritmi incalzanti della dea Ame-no-Uzume-no-Mikoto. Quel suono così forte si propagò per tutta la terra, tanto che Ameterasu Ohmikami, la dea del sole, non poté fare a meno di affacciarsi dalla caverna e, vedendo tutti quei volti gioiosi, ritornò sulla terra ridandole finalmente la luce. Susanowo-no-Mikoto, il dio della tempesta, fu esiliato. Ci rendiamo conto che è ormai tardi, anche Amaterasu Ohmikami sta scendendo a riposarsi, dobbiamo correre a prendere il nostro aereo. Non abbiamo fatto a tempo a vedere il Kinkaku-ji (金閣寺), ovvero il Golden Pavilion Temple, ma siamo convinti di aver comunque fatto uno splendido viaggio in ottima compagnia… Ci vediamo a Stockholm!

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