venerdì 13 ottobre 2006

Posta elettronica in ufficio

Segnaltomi da Laura...

ACCEDERE ALLA POSTA ELETTRONICA AZIENDALE DI UN PROPRIO DIPENDENTE NON CONFIGURA REATO...
Almeno secondo un Giudice di Torino!

"Il dirigente di un ufficio che violi la casella di posta elettronica di un dipendente e ne legga le mail non commette reato. L'ha stabilito un giudice assolvendo un account manager di Pilkington Siv (azienda produttrice di vetri per auto) dall'accusa di «violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza». L'assoluzione «perché il fatto non sussiste» fa notizia: interessa gran parte della «comunità» dei colletti bianchi, ne tocca i diritti-doveri in materia di lavoro sul crinale in continua ridefinizione dei contenuti della privacy..."
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Questo invece il Commento di Laura

Secondo il Giudice torinese i pc aziendali devono essere destinati esclusivamente ad uso lavorativo: la dipendente in questione, dopo aver subito l'intrusione di un dirigente nella propria e-mail aziendale, è stata pure licenziata, pare, perchè fra le mail inviate ne sono state trovate alcune non pertinenti l'attività lavorativa: il giudice del lavoro ne ha ordinato la riassunzione ma poi vi è stato un nuovo licenziamento. Trovo il caso molto interessante per le sue implicazioni "multidisciplinari" fra il penale, la privacy e il diritto del lavoro.
Attiro la vostra attenzione su di un particolare che è risultato fondamentale agli occhi del giudice e che fa davvero la differenza, vale a dire sul fatto che ad essere stata "violato" è stato l'indirizzo di posta aziendale (e non quello personale su provider di "largo consumo")

Suggerisco la lettura dell'esaustivo articolo della Stampaweb e auguro a tutti un buon fine settimana!

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