martedì 31 agosto 2021

Maestri del Rinascimento: Lorenzo il Magnifico


Tematicamente si tratta di uno spinoff del gioco Lorenzo il Magnifico. In realtà Maestri del Rinascimento: Lorenzo il Magnifico - Il Gioco di Carte, è un gioco completamente differente che ha anche un interessante motivo di interesse legato alla meccanica delle biglie che lo rende originale e anche incredibilmente tattico.

La grafica invece si lega al fratellone cercando di rimandarci ai tempi del rinascimento, tentativo a mio avviso miseramente fallito perché durante le partite questo aspetto non lo avverto. Al contrario gli aspetti strategico-tattici del gioco sono interessanti, cominciando dalla scelta iniziale dei due personaggi da tenere alle combo da ricercare con le varie carte che potrebbero generare dei motori macina punti e risorse inarrestabili. Monto interessante anche la track religiosa con uno sviluppo che costringe i giocatori a tener conto anche delle plance degli altri giocatori per non farsi togliere dei punti vittoria.

Gioco che mi sento di promuovere soprattutto a chi ama le combo e i giochi di carte, il livello è decisamente family e la durata poco superiore a quella dei filler. Sia come componente che come idea di gioco le biglie il valore aggiunto.

Il gioco può esser giocato anche in solitario, è consigliato in 2 giocatori e può arrivare fino a 4.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità ****
Complessità *
Divertimento ***
Strategia ***

Alta Tensione


Considerato quasi umanamente uno dei capolavori dei giochi in scatola, Funkenschlag è sicuramente il gioco di maggior successo di Friedemann Friese da cui sono state estrapolate infinite espansioni, promo, spinoff e riedizioni da stancare anche il più fedele collezionista dell'eccentrico autore. Anche lo stesso titolo ha subito lo stesso maltrattamento passando dal nome in tedesco rigorosamente con la F iniziale per arrivare al noto nome di Power Grid o al nostro Alta Tensione.

Particolarmente triste il tabellone sia del gioco base che delle espansioni con una grafica che personalmente non ho mai apprezzato ne per chiarezza ne per disegno anche se c'è chi sostiene sia volutamente brutta per aderenza con l'ambientazione di consumo energetico. Lievemente migliorata la mappa nell'ultima edizione Recharged.

Nel gioco dovremo cercare di illuminare il maggior numero di città, sfruttando la potenza delle centrali che andremo ad aggiudicarci all'asta. Le centrali potranno consumare differenti risorse come carbone, petrolio, uranio ecc. Le partite prevedono 3 fasi di gioco per poi concludersi quando verranno collegate da un giocatore un determinato numero di città. Numero variabile a seconda del numero di giocatori. A vincere però non sarà chi avrà collegato più città ma chi, nell'ultimo turno riuscirà ad illuminarne di più.

Il gioco non ha tantissime regole ed è accessibile a tutti. Intuizione particolarmente apprezzata l'idea di avvantaggiare in ogni fase di gioco il giocatore più in ritardo che teoricamente è colui che collega meno città e, a parità, colui che non ha la centrale più bella. Questa semplice scelta stilistica induce i giocatori a giocare di rimessa e quindi a non svilupparsi o a non acquistare la centrale migliore per poter sfruttare questo importante vantaggio.

Come detto il gioco è ormai uno dei grandi classici dei giochi in scatola e ha anche il grande pregio di poter arrivare fino a 6 giocatori. Anche se il gioco non è complesso lo consiglio ai giocatori più assidui. Il gioco non è privo di alea, causata dall'estrazione delle centrali, ma ad un livello accettabile. Determinante sarà invece il piazzamento della prima centrale e come decidere successivamente di sviluppare la propria rete, questo renderà l'interazione tra i giocatori molto forte a causa di un tabellone sempre particolarmente affollato e che viene dimensionato a seconda del numero di giocatori.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità ****
Complessità ***
Divertimento ****
Strategia ****

Kingdom Builder


Donald X. Vaccarino
non è solo Dominion, nel 2011 esce infatti Kingdom Builder, gioco solido e di successo capace di aggiudicarsi diversi premi tra cui il Spiel des Jahres.

Il gioco si presenta con una veste grafica particolarmente brutta a favore, va detto, di buona leggibilità e chiarezza. Personalmente mi ha ricordato il più vecchio Terra Nova, gioco italiano di moderato successo di Gaetanio Evola e Rosanna Leocata, dal quale a mio avviso richiama non solo la grafica ma anche la struttura di fondo.

In estrema sintesi le meccaniche del gioco vertono intorno ad un 'piazzamento capanne' dove i giocatori cercheranno di aggiudicarsi maggioranze e posizioni strategiche variabili di partita in partita a seconda delle carte obiettivo pescate. La regola principale del gioco è che ogni giocatore potrà posizione le nuove capanne adiacenti a casette che già posizionate. Solo nell'eventualità di non poter rispettare la regola principale potranno essere posizionate altre casette rispettando però la seconda regola, ovvero che il piazzamento andrà fatto su un determinato tipo di terreno, a seconda della carta pescata o, in alternativa, in posizioni particolari a seconda dei poteri speciali.

I poteri speciali sarebbero dei token che i giocatori guadagnano posizionandosi adiacenti a punti strategici della mappa. Accumulare questi token sarà fondamentale per poter sfruttare azioni aggiuntive spesso determinanti per portare verso la vittoria.

Il grande successo di Kingdom Builder a mio avviso è legato all'attenzione che nel 2011 Vaccarino aveva attirato su di se e che la Queen Games ha saputo sfruttare, se a questo si aggiunge una buona accessibilità abbinata ad una discreta profondità tattica il successo è garantito.

La similitudine più evidente con Dominion è legata al setup e alla possibilità di variare le partite a seconda delle combinazioni iniziali. A mio avviso però manca di divertimento e freschezza e, a dispetto di Dominion, non porta alcuna novità nel panorama ludico risultando un comune family game dalla durata contenuto per 2-4 persone.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità *****
Complessità **
Divertimento *
Strategia ***

martedì 24 agosto 2021

Tokyo Metro

Entrato tra i finalisti del Magnifico 2019 questo gioco è stato quello che mi ha più colpito tra quelli del 2018. Si tratta di un gioco di Jordan Draper, autore che negli ultimi quattro anni ha prodotto e lanciato tantissimi giochi aprendo anche una casa editrice, la Jordan Draper Games, azienda che si sta mettendo in mostra con tratti distintivi non convenzionali come originalità e fantasia dei propri giochi, materiali ricercati e fuori dai canoni tradizionali e soprattutto confezioni particolarmente compact.

Da questo punto di vista Tokyo Metro non fa eccezione con la sua scatolina poco più grande di quella di un mazzo di carte dalla quale, come per magia, escono dischetti e cilindri, carte e palyer-aid oltre ad un lenzuolo che funge da tabellone.

La ricerca di questa compattezza, essenziale per chi come me ha la casa invasa da giochi con scatole inspiegabilmente enormi, dicevo la ricerca di questa compattezza rappresenta anche l'unico neo di questo gioco, infatti la scarsa stabilità del doppio lenzuolo è un punto debole non così trascurabile tanto da rischiare di compromettere l'intera partita a causa di movimenti maldestri o pieghe varie.

Per il resto il gioco è davvero appagante e profondo. Sicuramente il migliore e più complesso tra quelli che ho provato della JDG. Il regolamento, non del tutto chiaro nell'illustrare alcune eccezioni, è tutto sommato semplice e il gioco scorre fluido già dalle prime partite. Le carte posizionate vicino al tabellone offrono ai giocatori diverse azioni che permetteranno di far partire nuove linee di metro o costruire nuove stazioni a Tokyo.


In estrema sintesi si tratta di un piazzamento lavoratori inserito in un contesto di ferroviario-azionario. L'interazione è garantita grazie ad aste per l'odine di turno, al movimento su plancia con costruzione di stazioni e all'infida azione di speculazione. La vittoria andrà al termine di un numero prestabilito di turni al giocatore con il maggior capitale dopo aver ripagato eventuali prestiti.

Trovo che il gioco sia particolarmente riuscito! Suggerisco però se si ha possibilità di appoggiare sopra al tabellone un plexiglas trasparente. Dopo qualche partita, ed uno studio della mappa, potrebbero essere identificate alcune linee più redditizie, ma l'andamento di ogni partita risulterà sempre differente e potrà offrire sorprese. Esiste già una espansione del gioco, Osaka Metro, con una nuova mappa e sono certo ne usciranno altre.

Malgrado la profondità strategica e l'impatto apparentemente caotico, trovo il gioco possa esser quasi definito un peso medio, anche se lo consiglio solo a gamers assicuri che non disdegnano giochi azionari e ferroviari e sono disposti ad accettare un lenzuolo per tabellone. Il gioco è da 1 a 5 giocatori e la durata delle partite potrebbe inizialmente essere abbastanza importante, specie con un numero elevato di giocatori.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità *
Complessità **
Divertimento ***
Strategia *****

lunedì 16 agosto 2021

Galaxy Trucker

 


Maiali al galoppo

Apparentemente un gioco per bambini, in realtà per nulla banale.
Frizzante e veloce darà fastidio veder vanificato in un attimo tutto il lavoro fatto.
Si tratta di un gioco di carte con corsa dei maialini con puntate e calcolo delle probabilità, il twist finale è un colpo di genio e prevede che se non si riesce a giocare in maniera vincente l'ultima carta rimasta in mano quanto fatto verrà vanificato, state quindi attenti. Gioco molto veloce (20') da 3 a 6 giocatori che si svolge in più manche.
Con una piccola modifica si rende interessante sia per i più piccoli che per i grandi permettendogli di giocare insieme in maniera competitiva

Nova Luna

Titolo che mi ha conquistato poco alla volta. Ricordo, dopo averlo provato a Essen 2019, di averlo snobbato non trovandoci elementi originali o interessanti, dinamiche troppo simili a Patchwork, sempre di Uwe Rosenberg, per l'approvvigionamento delle tessere e poco altro.

In verità poco alla volta ho rivalutato Nova Luna proprio per le sue doti di semplicità nel regolamento legate ad una discreta profondità. Il gioco è un astratto e rispetto a Patchwork permette sfide fino a quattro giocatori. 

Si tratta di un solitario di gruppo, nel senso che l'interazione con gli altri giocatori è minima e le interferenze sono indirette e quasi non volute, inoltre la concentrazione sulla propria plancia è massima tanto da generare solitamente lunghi silenzi.


Durante le sfide dovremo piazzare tutti i nostri dischetti nei piatti che andremo a piazzare nelle tessere che raccoglieremo dal centro della plancia di gioco. Il meccanismo di incastro tessere e piazzamento dischetti è semplice a parole ma necessità di una buona progettazione.

Altra particolarità del gioco è quella già vista il Patchwork, ovvero i turni di giochi non proseguono in senso orario alternandosi tra i giocatori ma, a muovere, è il giocatore che si trova più indietro nel tracciato dell'iniziativa. In questa track i segnalini dei giocatori avanzeranno a seconda della tessera scelta per aggiungerla tra le proprie. Più la tessera sarà 'forte' maggiore sarà l'avanzamento che porterà a svolgere meno turni e quindi collezionare meno tessere.

Dopo averci regalato capolavori come Agricola e Le Havre, il buon Rosenberg torna alle origini con i giochi per tutta la famiglia dalla durata contenuta. Grafica e materiali appena sufficienti e come detto ambientazione completamente assente.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità *****
Grafica *
Materiali **
Divertimento **
Strategia ***

giovedì 12 agosto 2021

San Pietro al Monte

Una bella passeggiata è sicuramente quella che da Civate porta al San Pietro al Monte.

Le uniche volte che ci ero passato era di corda durante qualche Raid o qualche allenamento così, con tutta la family, abbiamo deciso di provare questa piacevole escursione.

Abbiamo parcheggiato sopra Civate e molto rapidamente siamo arrivati all'adorabile frazione del Pozzo. Da qui partono diversi sentieri verso il Cornizzolo, tutti possono essere presi per arrivare a San Pietro.

Noi siamo saliti dal più comodo, ovvero quello più a Nord, una strada quasi carrozzabile nella prima parte. Il sentiero ciottolato, molto ben tenuto, accompagna l'escursione con numerosi cartelli informativi circa l'abbazia e i suoi segreti.

Dopo un primo pezzo più morbido il pendio si accentua e cominciano alcuni tornanti. La salita si fa dura ma mai esposta al sole grazie al folto bosco e con la possibilità di refrigerarsi con alcune fontanelle che si trovano lungo il percorso.

Poco prima di arrivare all'area aperta di San Pietro alcune sculture in legno ci porgono il loro benvenuto. L'oasi è particolarmente curata con un bellissimo prato verde all'interno del muro di cinta che fa cornice alla chiesa. Da qui si ha una bella vista sui paesi sottostanti e sul Monte Barro di fronte.

Dopo il meritato riposo e il ristoro di un panino siamo scesi per un sentiero differente. Non abbiamo fatto il sentiero centrale in cresta ma il terzo, quello che passa vicino ad alcune casette sparse tra i prati e siamo arrivati alla Buco della Sabbia, nota anche come Grotta Preistorica, una caverna di 15 metri che si trova a strapiombo su una parete del monte nei pressi delle Falesie di Civate.

La discesa fino al Pozzo è un po' più sconnessa della salita e quindi ci concediamo gelati e birre all'accogliente Crotto del Capraio.




mercoledì 11 agosto 2021

Monte Barro con family



Approfittando della visita di Paolo in Brianza per fare una breve escursione sulla vetta del Monte Barro. Luogo sempre apprezzabile per la vista che sa offrire grazie alla sua posizione privilegiata.

La vetta è raggiungibile da diversi punti come Galbiate, Lecco, Malgrate o Sala al Barro, con percorsi di difficoltà variabili: da creste rocciose ed esposte a comode salite su sentieri. Il versante più suggestivo è probabilmente quello Ovest con la vista dei tre laghi brianzoli e tramonti suggestivi.

Stanche della pedalata del giorno prima, e con i bimbi al seguito, abbiamo fatto la tratta più semplice e corta, ovvero dall'eremo alla vetta. Il sentiero è adatto a tutti e in 40' di cammino si arriva alla croce, il secondo tratto è un po' più ripido e si arrampica sulle rocce.

Marta e Chiara sono state bravissime a salire e ormai si arrampicano come stambecchi, mentre Giorgio ha dovuto ancora far ricorso allo zainetto per il pezzo più duro.

Giunti alla vetta la vista a 360° è incantevole, si potrà spaziare dal Cornizzolo al Moregallo, i Corni di Canzo, le Grigne, il Coltignone, il Due Mani e l'Ocone, giù fino a Val Cava e poi anche Colle Brianza. Inoltre si potranno vedere i laghi di Annone, Pusiano, Alserio, Olginate, Garlate oltre all'angolo del lago di Como su cui si affaccia Lecco. Nelle giornate più limpide di potrà anche scorgere Milano all'orizzonte e più lontano ancora intravedere gli Appennini piacentini. A recitare il ruolo da protagonista però non può che essere il Resegone con la sua caratteristica "grande sega" che si mostra in tutto il suo splendore.

Tornati all'eremo, dopo aver prenotato, abbiamo mangiato i loro piatti tipici che ancora una volta ho trovato squisiti e il pranzo completo ad un prezzo veramente ottimo.

Milano - Lecco - Briosco

Più che una pedalata un'avventura!

Grazie alla visita di Paolo Romendil in Brianza abbiamo programmato questo suggestivo viaggio che ci ha impegnato tutto il giorno:

Milano - Cassano d'Adda, lungo il Naviglio della Martesana

Cassano d'Adda - Lecco, costeggiano l'Adda

Lecco - Briosco, passando per i laghi di Annone e Pusiano e quindi lungo il Lambro

Il secondo tratto dell'avventura fatto in compagnia anche di Roccoccodrillo che poi da Lecco è tornato a Bergamo in solitaria.


Il giro è stato bellissimo, siamo partiti alle 7 dalla Casa dei Giochi a Milano e in Viale Monza abbiamo incrociato il Naviglio. Mi piace molto la prima parte della pista ciclabile urbana tra case che si affacciano sul canale, murales e parchetti, anche se in bici non si ha quasi il tempo di apprezzarli. Con l'energia di chi è appena partito affrontiamo velocemente la prima periferia di Milano superando gli abitati di Vimodrone, Cernusco sul Naviglio, Cassina de' Pecchi fino a Gorgonzola dove ci fermiamo per la prima fotografia. Ci rendiamo contro che stiamo andando troppo spediti e siamo in anticipo rispetto all'appuntamento con Roccoccodrillo.

Arriviamo infatti al luogo dell'appuntamento, il Pattinodromo di Cassano d'Adda, in anticipo. Qui però è tutto chiuso, quindi ci dirigiamo a Groppello d'Adda, in un angolo stupendo dove sul Naviglio si affaccia un vecchio lavatoio e 'el Rudun', una noria, ovvero una grande ruota del 1.600, progettata da Leonardo da Vinci, per convogliare l'acqua necessaria a irrigare orti e giardini della Villa Arcivescovile. Nel centro del paese troviamo anche un bel baretto dove facciamo la seconda colazione e incontriamo/conosciamo Roccoccodrillo.


Rinfoccilati ripartiamo per il tratto più bello della nostra avventura. Continuiamo a tenerci il calmo Naviglio sulla sinistra mentre sulla destra appare l'impetuoso Adda.

A Vaprio d'Adda incontriamo un vecchio mulino d'acqua, questo più tradizionale per muovere ingranaggi e macinare cereali.  


Poco prima di Trezzo d'Adda, all'altezza in cui il Naviglio si stacca dall'Adda, consigliati da un vecchietto, decidiamo di fare una piccola deviazione verso il villaggio operaio di Crespi, patrimonio dell'Umanità Unesco. 



Un video su youtube di Crespi

Eccolo


martedì 10 agosto 2021

Taj Mahal


Titolo di uno dei più grandi autori di giochi in scatola e, malgrado il numero impressionante di opere del Dr. Reiner Knizia, questo peso medio è uno dei suoi più riusciti.

Torniamo nel lontano 2000, quando la produzione di giochi non era ancora così prolifica, è allora che uscì Taj Mahal, o meglio il teutonico Tadsch Mahal nelle classica scatola dell'alea con il numerino 3 in alto sulla spalla della cover (tanto da costringermi a sostituire la mia copia inglese a causa dei noti problemi collezionistici che mi affliggono).

Questo gioco ambientato in India non così immediato nelle prime partite anche se rimane adatto a tutti. L'ambientazione viene ricordata solo grazie ai personaggi e dagli oggetti, per il resto siamo di fronte ad un gioco tipicamente astratto.
Le carte la fanno da padrone e ci giocandole potremo piazzare palazzi sul tabellone e raccogliere merci che sono i due modi più redditizi per aumentare nel tracciato dell'influenza e quindi vincere la partita. 

L'interazione tra i giocatori è molto alta perché per aggiudicarci il diritto a piazzare palazzi dovremo affrontare sfide all'ultima... carta giocata. Attenzione però a non esagerare perché le carte giocate saranno perse e i turni sono 12, farsi trovare senza carte in mano potrebbe significare lasciare risorse agli avversari a poco.

In sostanza Taj Mahal è un gioco molto tattico con un'incidenza dell'alea più che accettabile. Saranno gli avversari ad agevolare o rovinare i vostri piani.


Ne gioco ogni giocatore inizia con delle carte in mano. Al proprio turno potrà passare o giocare una carta dalla propria mano (due se la seconda carta giocata è con sfondo bianco), quindi si prosegue in senso orario.

Quando un giocatore passa analizza se, con le carte da lui giocate ha l'appoggio, ovvero la maggioranza assoluta, del Visir, del Generale, del Monaco, della Principessa o del Gran Mogol. In questo caso recupera i/il personaggi/o e piazza un palazzo sulla mappa.
Nel caso il giocatore avesse la maggioranza di elefanti recupererà delle risorse senza piazzare palazzi.

Non esiste un numero massimo di carte che si possono giocare in un turno, le carte giocate da un giocatore però devono avere tutte lo stesso colore di sfondo (tra i 4 presenti). Dopo aver passato e riscosso eventuali maggioranze ogni giocatore sceglierà 2 carte tra quelle visibili a disposizione. L'ultimo giocatore invece prenderà solo l'ultima rimasta. Se un giocatore non giocherà nemmeno una carta durante il turno avrà la possibilità di pescare una carta aggiuntiva non visibile.

Come detto lo considero un peso medio molto valido e ancora godibilissimo. Si può giocare fino a 5 giocatori e c'è una mini espansione che lo porta a 6 giocatori. Il gioco non dura più di 90 minuti. 

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità ***
Complessità **
Divertimento ***
Strategia ***

Trans-Siberian Railroad

Ennesimo ferroviario di Amabel Holland, anche se non ho capito perché sulla cover riporta il nome di Tom Russell, uscito nel 2015 e rieditato nel 2021. Gioco ambientato in Russia con una discreta dose di regolette fatte per far sentire l'importante pressione verso le attività private a favore del pubblico.

La tematica di fondo del gioco infatti recita che alla fine del XIX secolo, il governo russo commissionò un progetto per costruire una ferrovia che avrebbe collegato Mosca con Vladivostok. Nel gioco dovremo acquistare azioni di compagnie che si espanderanno in tutta la Russia cercando di arricchirci e di non perdere il controllo delle stesse a favore dello Zar!

Trans-Siberian Railroad è un gioco da esplorare maggiormente, la prima partita mi ha lasciato più dubbi che risposte. A cominciare dalla fatidica domanda "lo consiglieresti?"

Al momento no. No semplicemente perché non mi sono chiari alcuni passaggi, non mi è chiaro le se due compagnie che entrano in gioco nella seconda fase, la nera e la bianca, riescano a diventare produttive, soprattutto in 4 o 5 giocatori; non mi sono chiare alcune logiche e principi strategici che vedono una compagnia ben avviata diventare inaccessibile per via del suo valore.

Insomma, i dubbi sono tanti e la certezza solo una: vorrei rigiocarlo a breve per capirlo meglio. Solo allora potrò fare un'analisi più equilibrata di quello che resta un gioco azionario-ferroviario che ricorda di più un American Rails che non un 18xx.

Il gioco è disponibile solo in inglese ma il nome delle compagnie è scritto in russo. Non vi descrivo la delusione quando ho scoperto che il nome della compagnia rossa in russo non era altro che la traduzione di "rosso" e così per tutte le altre compagnie.

La componentistica del gioco è scadente anche con la nuova versione con cubetti di legno dei 6 colori compagnia e banconote molto basiche.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità **
Complessità **
Divertimento *
Strategia ****

venerdì 6 agosto 2021

Hadara

Continuo a pensare sia uno dei più riusciti giochi del 2019, seppur semplice e dalla durata contenuta, Hadara restituisce piacere nel giocarlo e ha il grandissimo pregio di non avere tempi morti.

In estrema sintesi è un gioco di carte e le partite si sviluppano in tre ere durante le quali si ripeteranno le stesse azioni. Ogni era è suddivisa in due periodi: nel primo periodo ogni giocatore, simultaneamente, pescherà due carte scegliendone una da rendere disposizione a tutti nel secondo periodo mentre la seconda carta potrà acquistarla, pagandone il costo indicato in basso, o venderla (eliminandola definitivamente dal gioco) per incassare 2, 3 o 4 soldi a seconda dell'era di gioco.

Finito il primo periodo di ogni era si svolgeranno le fasi di rendita, di colonizzazione e di edificazione monumenti per poi passare al secondo periodo delle varie ere dove si andranno a recuperare le carte scartate in precedenza. Al termine del secondo periodo ci sarà una nuova fase di rendita, di colonizzazione e dei monumenti ma in aggiunta ci sarà anche la fase di mantenimento e la possibilità di acquistare medaglie che offriranno bonus in termini di punteggio finale.

Il retro delle carte da pescare è di 5 diversi colori, il giallo fornirà principalmente avanzamenti sul tracciato della rendita, il rosso su quello militare della colonizzazione, il blu sul tracciato dei monumenti e il verde sul tracciato del mantenimento. Solo il viola non ha una specifica track di avanzamento ed infatti fornirà benefici particolari.

Trovo che il gioco sia molto bilanciato e offra la possibilità di differenziare molto le strategie specializzandosi in determinati settori o scegliendo uno sviluppo più equilibrato. Anche le scelte di acquistare medaglie, di saccheggiare o investire sulle colonie e la scelta del tracciato da far avanzare durante la costruzione delle statue, offrono opportunità che differenziano stili di gioco e tattiche di ogni singola partita.

Hadara in definitiva mi piace molto tanto che è uno dei giochi che ho intavolato di più nell'ultimo anno, le uniche critiche che posso muovere sono sulla cover, preferivo quella dalla prima edizione inglese (qui sotto) e del prezzo, inizialmente infatti era uscito ad una cifra sproporzionata per un gioco di carte, ora invece si trova a un prezzo lievemente inferiore.


Trattandosi di un peso medio il gioco potrebbe non soddisfare gli hard gamer anche se a mio avviso offre sia strategia che tattica. Adatto invece a tutti gli altri giocatori, l'interazione tra giocatori è solo indiretta e quindi meno frustrante.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità ****
Complessità **
Divertimento ***
Strategia ****

martedì 3 agosto 2021

The King is Dead (seconda edizione)


The King Is Dead (Seconda Edizione) arriva dopo l'apprezzato König von Siam (King of Siam) e dopo la prima edizione di The King Is Dead

Apprezzo tantissimo questo titolo di Peer Sylvester (Wir sind das Volk!) che però, più di ogni altro gioco divide i miei amici: c'è chi lo adora e c'è chi lo detesta.
Si tratta di un gioco di piazzamento cubetti e maggioranze con la particolarità che in tutta la partita ogni giocatore potrà compiere solo 8 azioni, differenti a seconda della carta giocata, che determineranno le sorti del regno (e la vittoria o meno della partita).
Con un numero così limitato di azioni assume un'importanza rilevante anche il rinunciare a fare l'azione e passare.

L'eleganza del gioco a mio avviso è disarmante anche se spesso, alle prime partite, prevale l'impressione di fare mosse a caso arrecando un po' di frustrazione.


Il gioco può esser giocato in 2, 3 o 4 giocatori e a seconda del numero cambia radicalmente l'esperienza di gioco: in 2 è molto tattico, in 4 diventa un gioco a coppie dove è determinante l'affiatamento di pensiero. A mio avviso però le partite più interessanti sono quelle a 3 giocatori che risultano tremendamente profonde anche se offrono il fianco a azioni kingmaking.

Una partita tra giocatori esperti può durare anche meno di mezz'ora e comunque mai più di un'ora. Le nuove versioni del gioco prevedono delle variazioni al tema con piccoli accorgimenti o la possibilità di aggiungere delle carte univoche con poteri differenti che però non ho mai utilizzato trovando già così il gioco molto gratificante.
Il fatto che si sia passati da una prima edizione ambientata in Siam per poi spostarsi in Gran Bretagna senza alcun problema fa comprendere come l'ambientazione sia del tutto irrilevante.


La cover di König von Siam


La cover del primo The King is Dead

Gioco per nulla adatto ai giocatori occasionali, eviterei inoltre di iniziare con una partite a coppie mettendo al tavolo giocatori con esperienze differenti a questo gioco.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità *****
Complessità ***
Divertimento **
Strategia ****

American Rails


Elegante e asciutto questo gioco è a mio avviso uno dei migliori ferroviari in circolazione.

Il gioco di Tim Harrison trovo sia l'anello di congiunzione tra un Ticket to Ride e un 18xx, avvicinando due mondi opposti che hanno il sottofondo dei binari d'acciaio come fil rouge.
Di gran lunga più gratificante del più quotato Chicago Express con cui si spartiva il segmento dei ferroviari a peso medio.


Giocabile da 3 a 5 giocatori American Rails è uscito nel 2009 in 60 copie in un'edizione autoprodotta, la bontà del gioco porta a successiva ristampe ma la notorietà la raggiunge nel 2013 quando la Quined che lo fa diventare il suo decimo Master Print e ne permette una diffusione adeguata.  

American Rails si propone come gioco dal dal regolamento semplice e immediato, principio che è alla base dei Ticket to Ride, ma offre al tempo stesso un ferroviario azionario ricco di complessità strategiche che invece è tipico dei 18xx.

Per certi versi può ricordare il vecchio Union Pacific, sempre di Alan R. Moon, anche qui ci troviamo con un determinato numero di compagnie e i giocatori, nei panni di azionisti, dovranno espanderle collegando le principali città del Nord America e renderle fertili.


Il numero di azioni a disposizione di ogni compagnia, così come il numero di tratte ferroviarie (cubetti) per ogni società ha è differente e limitato. Queste due variabili e lo sviluppo sulla mappa giocheranno un ruolo fondamentale per la scelta della compagnia giusta sulla quale investire, tenendo presente che più è alto il numero di azioni in circolazione, minori saranno i dividendi che la compagnia potrà restituire.

Il gioco è per sua natura a forte interazione e la morfologia del terreno a disposizione rende ancora più serrata la corsa ad aggiudicarsi gli esagoni migliori.

Un gioco che adoro e che consiglio a chi predilige giochi senza alea ma è disposto ad accettare forte interazione. E' un gioco punitivo che spesso non perdona false partenze e non agevola tentativi di rimonta.

Mio giudizio in sintesi:
Accessibilità ****
Complessità **
Divertimento ****
Strategia *****