Sta di fatto che dopo l’I.S.E.F. mi ritrovai prima in stage poi assunto a Datasport. Per cinque anni mi sono trovato a scrivere di Sport e Spettacolo collaborando di tanto in tanto anche con altre riviste.
Detto questo posso affermare che in genere non stimo i giornalisti, non tanto i miei ex colleghi, quanto i veri giornalisti. Per prima cosa non comprendo l’utilità dell’Ordine dei Giornalisti, una macchina mangiasoldi che li classa ai miei occhi alla stregua della casta dei notai. Poi non sopporto il modo di far giornalismo, ovvero l’incapacità da parte della stragrande maggiornaza di riportare notizie senza intervenire con proprie opinioni o chiavi di lettura personali.
Personalmente quando leggo un giornale vorrei trovarvi fatti e non opinioni di sconosciuti firmatari, i quali il più delle volte non esprimono nemmeno la propria idea ma il messaggio che la testata per la quale scrivono vuole far passare.
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Paolo Condò apriva lo stesso articolo della Gazzetta dello Sport definendo le 12 ore di libertà: "in pratica: l'autorizzazione a dormirci assieme a chi ha moglie o fidanzata o assimilita in zona, e di farsi una birra in qualche locale notturno al club degli allegroni".
Di articoli che mi hanno fatto sorridere (e deprimere) ne ho un cassetto pieno, ma in un post non ci stanno, quindi aspettatevi in questo blog qua e là critiche a questa categoria, a cominciare da Collina e l’ipocrisia… presto su questi canali…
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